Come si manifesta il disturbo da deficit di attenzione/iperattività
Per fare diagnosi di questo disturbo occorre che il bambino presenti i sintomi descritti per almeno sei mesi, in due o più contesti di vita (per esempio a scuola o a casa), che alcuni sintomi siano comparsi prima dei sette anni di età e interferiscono in modo significativo nelle attività quotidiane del bambino a scuola, a casa, nelle interazioni sociali.
Inoltre i bambini con disturbo da deficit di attenzione e iperattività a causa delle caratteristiche del disturbo stesso incontrano spesso degli ostacoli. Per esempio a causa dei comportamenti disturbanti in classe e della difficoltà di rimanere concentrati questi bambini presentano spesso difficoltà a scuola, che interferiscono con l’apprendimento e, di conseguenza, con il rendimento scolastico.
Presentano difficoltà nelle relazioni sociali e spesso vengono rifiutati dai compagni, poiché i bambini con DDAI non riescono a rispettare le regole di comportamento e quelle dei giochi di gruppo.
Infine spesso ne risentono anche le relazioni familiari perché spesso i genitori credono che il comportamento inopportuno del bambino sia volontario.
Dunque i bambini che presentano questo disturbo mostrano anche scarsa tolleranza alla frustrazione, accessi d’ira, instabilità dell’umore e scarsa autostima.
Dunque i sintomi caratteristici di questo disturbo, come l’ iperattività motoria, l’impulsività e la disattenzione causano spesso:
- difficoltà relazionali, (come il venire emarginati dagli altri bambini, la difficoltà ad instaurare relazioni di amicizia durature, tendenza all’isolamento);
- difficoltà scolastiche (come difficoltà a mantenere l’attenzione per periodi prolungati, stile cognitivo impulsivo, disturbo della memoria);
- bassa autostima (come scarsa fiducia in se stessi, esperienze di abbandono, solitudine, demoralizzazione, rifiuto scolastico, insuccessi sportivi);
- disturbi del comportamento (comportamento provocatorio, crisi di collera, incapacità di rispettare le regole, violazione delle regole sociali, aggressioni a persone o animali, furti e rapine).
Si possono distinguere tre quadri cinici:
1) TIPO CON PREVALENZA DI SINTOMI DI DISATTENZIONE
- non riesce a prestare attenzione ai particolare o commette errori di distrazione nei compiti scolastici, sul lavoro o in altre attività
- ha difficoltà a mantenere l’attenzione sui compiti o sulle attività di gioco
- non sembra ascoltare quando gli si parla direttamente
- non segue le istruzioni e non porta a termine i compiti scolastici, le incombenze o i doveri sul posto di lavoro (non a causa di comportamento oppositivo o di incapacità di capire le istruzioni)
- ha difficoltà ad organizzarsi nei compiti e nelle attività
- evita, prova avversione o è riluttante ad impegnarsi in compiti che richiedono sforzo mentale protratto (come compiti a scuola o a casa)
- perde gli oggetti necessari per i compiti o le attività (per esempio giocattoli, compiti di scuola, matite, libri o strumenti)
- è facilmente distratto da stimoli esterni
- è sbadato nelle attività quotidiane
2) TIPO CON IPERATTIVITÀ/IMPULSIVITÀ PREDOMINANTE
- muove con irrequietezze mani o piedi e si dimena sulla sedia
- lascia il proprio posto a sedere in classe o in altre situazioni in cui ci si aspetta che resti seduto
- scorrazza e salta dovunque in modo eccessivo in situazioni in cui ciò è fuori luogo (negli adolescenti o negli adulti ciò può limitarsi a sentimenti soggettivi di irrequietezza)
- ha difficoltà a giocare o a dedicarsi ad attività divertenti in modo tranquillo
- è spesso “sotto pressione” o agisce come se fosse “motorizzato”
- parla troppo e non riesce a stare in silenzio
- “spara” le risposte prima che le domande siano state terminate
- ha difficoltà ad attendere il proprio turno
- interrompe gli altri o si intromette (per esempio nelle conversazioni o nei giochi)
3) TIPO COMBINATO, CON PREVALENZA DI ENTRAMBI I TIPI DI SINTOMI.
La diagnosi può avvenire solo in seguito ad una valutazione clinica approfondita eseguita da un professionista.
Quali sono le cause e i fattori scatenanti?
Esistono molte ipotesi sulle possibili cause di questo disturbo, ma non vi è ancora un accordo preciso tra i clinici e i ricercatori.
Le cause dell’ADHD sembrano ricondurre ad una base neurobiologica: il bambino nasce con una predisposizione a sviluppare il disturbo.
L’educazione, l’ambiente familiare e/o scolastico influiscono in quanto possono far sfociare in modo più o meno evidente la sintomatologia.
Ecco alcuni aspetti ambientali che possono essere fonte di aggravamento del disturbo:
- familiarità del disturbo
- se vi sono altri disturbi associati il quadro risulta più complesso
- se il bambino ha un basso livello cognitivo avrà più difficoltà nello sviluppare strategie compensative
- relazioni familiari disorganizzate e un inadeguato stile educativo rendono più difficile lo sviluppo dell’autoregolazione
- la non accettazione del problema
Per quanto riguarda gli aspetti psicologici del disturbo, alcuni autori ipotizzano che questi bambini presentino una difficoltà ad attendere una gratificazione, per cui l’attesa è vissuta in modo sgradevole che porta ad agire di conseguenza in modo impulsivo.
Altri ricercatori hanno ipotizzato un deficit nei meccanismi di autoregolazione, cioè di inibizione delle informazioni o le azioni superflue rispetto al tipo di compito che viene richiesto di eseguire e di controllo dell’attenzione.
Come si cura?
L’intervento psicologico, è basato non solo sul bambino, ma sulla presa in carico del contesto familiare e scolastico, apportando modifiche che rispondano alle necessità del bambino e che gli permettano di sviluppare risorse personali e strategie efficaci per superare e risolvere le problematiche legate al disturbo.
- INTERVENTO PSICOLOGICO CON IL BAMBINO: l’intervento psicologico è mirato a far acquisire al bambino una miglior competenza nel regolarsi autonomamente, una maggior consapevolezza e controllo delle emozioni in situazioni stressanti, l’acquisizione di un dialogo interno e di capacità funzionali di risoluzione dei problemi. Inoltre è importante aiutare il bambino a rafforzare la tolleranza alle frustrazione e l’autostima.
- PARENT TRAINING: Diventa importante coinvolgere la famiglia fornendo un percorso formativo affinché i genitori possano imparare ad individuare i comportamenti negativi del figlio, ad ampliare le strategie educative da utilizzare nelle varie situazioni e ad attuare scelte educative che facilitino l’autoregolazione nel bambino.
Come si possono aiutare i bambini con ADHD?
Insegnando l’autocontrollo e tecniche comportamentali in situazioni di gioco e in attività scolastiche, quali:
- problem solving (riconoscere il problema, generare soluzioni alternative, pianificare la risoluzione)
- autoistruzioni verbali (guidare verbalmente alla soluzione di situazioni problematiche)
- riosservazione delle proprie esperienze (esprimere risposte alternative adeguate alla situazione).
Per il bambino iperattivo il tempo scorre più rapidamente quindi:
- premi e punizioni devono essere immediati
- formulare richieste brevi e chiare
- parlare al bambino in modo rapido
- aiutarlo a pianificare
Inoltre:
- Dare immediate informazioni (feedback) sull’accettabilità dei comportamenti
- Dare rinforzi sociali o materiali quando il bambino esibisce comportamenti positivi
- Ignorare i comportamenti lievemente negativi
- Prendere subito provvedimenti in modo coerente e costante per i comportamenti inappropriati