L’attacco si risolve generalmente in 20-30 minuti, ma raramente può durare una o più ore.
Spesso chi ha un attacco di panico richiede consulenze mediche nella convinzione di avere problemi cardiaci, respiratori, neurologici o gastrici. Sebbene sia sempre raccomandabile escludere malattie di altro genere, alcune persone rifiutano di ammettere di avere un disturbo d’ansia anche davanti alla negatività di tutti gli accertamenti e si sottopongono inutilmente ad estenuanti esami medici ritardando a volte di anni la soluzione del problema.
Disturbo di panico
In molti casi, gli attacchi di panico si verificano solo una o poche volte nella vita e non devono essere motivo di preoccupazione. Invece, quando gli attacchi sono frequenti, il ricordo dell’intensa paura che li accompagna porta all’incontrollabile timore che essi si ripetano e, spesso, a modificazioni negative dello stile di vita. In questo caso, siamo dinanzi a una malattia chiamata disturbo di panico, le cui manifestazioni principali sono:
- Attacchi di panico ricorrenti
- Ansia anticipatoria. Il timore di avere nuovi attacchi porta a uno stato di ansia e tensione continue, alla “paura di avere paura”, con conseguente compromissione del benessere della persona, fino alla demoralizzazione profonda.
- Evitamento fobico (agorafobia). A causa della “paura di aver paura” il malato di disturbo di panico ha spesso disagio o evita i luoghi e le situazioni in cui potrebbe verificarsi un attacco e potrebbe non ricevere aiuto o teme di trovarsi in imbarazzo. A volte, con grande sforzo, riesce a vincere la paura facendosi accompagnare da una persona fidata.
- L’agorafobia non è sempre presente e le situazioni che vengono in genere evitate o vissute con grande angoscia sono numerose e variano da persona a persona:
> Stare in un posto chiuso (un ascensore, un cinema, una discoteca, un aereo, un treno, un autobus)
> Stare in spazi aperti, come una grande piazza
> Stare in un posto affollato (ad esempio un supermercato all’ora di punta)
> Restare soli in casa o uscire da soli
> Guidare l’automobile, specie da soli e su strade non familiari
> Fare sforzi o attività fisica che comportino un’accelerazione del battito cardiaco e della respirazione che ricorda un attacco di panico
> Deglutire pillole o alimenti che possano provocare sensazioni di soffocamento.
Cause e fattori di rischio del disturbo di panico
Sebbene le cause del disturbo di panico non siano completamente conosciute, esso è il risultato del “malfunzionamento” di aree e circuiti cerebrali dovuto a predisposizione ereditaria e fattori ambientali stressanti.
In dettaglio:
- Predisposizione ereditaria: avere familiari (genitori, fratelli, zii o nonni) affetti da disturbo bipolare aumenta significativamente il rischio di ammalarsi.
- Fattori ambientali:
> Eventi stressanti, come superlavoro, perdita di persone care, divorzio, licenziamento
> Abuso di droghe (anfetamine, marjuana, hashish, cocaina) e stimolanti (caffè, tè, red bull, coca-cola)
> Fattori ormonali come ipertiroidismo, alterazioni degli ormoni surrenalici, ipoglicemia
Trattamento del disturbo di panico
Il disturbo di panico risponde a trattamenti adeguati nella maggior parte di casi.
La terapia farmacologica
I farmaci utilizzati nella terapia del disturbo di panico appartengono a due categorie: ansiolitici e antidepressivi.
Gli ansiolitici sono rappresentati prevalentemente dalle benzodiazepine. Agiscono rapidamente, ma la loro azione è “sintomatica” e limitata nel tempo. NON VANNO USATI CONTINUATIVAMENTE PER LUNGHI PERIODI perché, in tal caso, danno dipendenza e assuefazione. La dipendenza porta a manifestazioni di astinenza se il farmaco viene sospeso bruscamente con sintomi praticamente uguali a quelli di un attacco di panico. L’assuefazione alle benzodiazepine comporta l’assunzione di dosi crescenti del farmaco nel tempo per ottenere l’effetto ansiolitico con aggravamento degli effetti collaterali, soprattutto la costante sensazione di stanchezza.
Gli antidepressivi utilizzati per la terapia del disturbo di panico appartengono prevalentemente alla categoria chiamata SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina). Questi farmaci iniziano a funzionare dopo circa tre-quattro settimane di trattamento che va protratto per almeno cinque-sei mesi dopo la scomparsa dei sintomi. Il farmaco va sempre sospeso gradualmente e sotto stretto controllo medico per evitare ricadute Non danno né dipendenza, né assuefazione. Dal momento che ognuno ha una risposta individuale e specifica al trattamento, non è possibile stabilire a priori quale sarà l’antidepressivo “migliore”: la terapia deve essere “personalizzata” e questo richiede la stretta collaborazione fra psichiatra che prescrive e paziente che riferisce al medico benefici ed eventuali inconvenienti della cura che sta seguendo.
Durante il trattamento va evitata, l’assunzione di bevande stimolanti che contengono caffeina e teina (caffè, tè, coca-cola, bevande “energizzanti” come Redbull, Burns e simili,) che, aumentando l’ansia e favorendo l’insonnia, ostacolano la guarigione. Va anche evitata l’assunzione di alcolici che, oltre a determinare, se assunti in eccesso, alterazioni comportamentali, interagiscono negativamente con i farmaci antidepressivi e ansiolitici.
Le psicoterapie
In letteratura la terapia cognitivo comportamentale risulta essere il miglior trattamento per i disturbi di attacchi di panico e d’ansia.
Tale intervento terapeutico si basa sull’acquisizione di consapevolezza dei propri problemi e del proprio modo di funzionare. Il soggetto è attivo e attraverso compiti di auto-osservazione inizia a capire quali situazioni, pensieri ed emozioni scatenano il suo disagio.
Il soggetto così inizia a rendersi conto che l’attacco di panico non è improvviso ma è generato dai suoi pensieri e in particolare dalle sue previsioni di pericolo: il malessere è generato dalla paura di poter stare male in una particolare situazione e da un’errata interpretazione delle sensazioni percepite come dannose.
La terapia cognitivo comportamentale si concentra sull’apprendimento di modalità di pensiero e di comportamento più funzionali; poiché è proprio la convinzione che ci si trovi in pericolo e la visione catastrofica degli eventi che fa aumentare i sintomi ansiosi, tanto da creare un circolo vizioso tra sensazioni corporee, pensieri distorti e ansia che possono sfociare repentinamente in un attacco di panico.
Dunque lo scopo della terapia è l’identificazione e la ristrutturazione delle credenze e dei pensieri disfunzionali che portano all’ansia e l’estinzione dei comportamenti di evitamento delle situazioni temute.
Inoltre può essere utile l’apprendimento di tecniche di respirazione e di rilassamento.
La terapia integrata farmacologica e psicologica
L’associazione di farmacoterapia e psicoterapia cognitivo-comportamentale o interpersonale si è dimostrata significativamente più efficace della sola farmacoterapia o psicoterapia non solo nella cura del disturbo di panico ma anche nella prevenzione delle ricadute nel lungo periodo