Sintomi e decorso della fobia sociale
Il sintomo principale della fobia sociale è la paura persistente ed eccessiva di una o più situazioni sociali o prestazionali in cui un individuo è esposto al giudizio e alla critica degli altri o in cui deve affrontare persone non familiari e teme di comportarsi in modo goffo e imbarazzante.
Pur riconoscendo che la paura è eccessiva e irragionevole, la persona affetta da fobia sociale teme di essere osservata o giudicata dagli altri, specie dagli estranei. In particolare ha paura di essere ritenuta goffa, impacciata, inadeguata e ha la sensazione che tutti si accorgano che è a disagio. Pertanto, all’avvicinarsi di un evento sociale (anche mesi prima!) il fobico sociale diventa nervoso, spesso insonne, l’appetito si riduce, sono frequenti nausea, vomito e diarrea, così come sensazione di nodo alla gola e di oppressione toracica, tensione e dolori muscolari, sudorazione. E’ frequente che, al momento di doversi confrontare con gli altri, il soggetto si senta “come paralizzato” e incapace a proferire parola. In molti casi, l’evento sociale viene evitato con miglioramento dei sintomi d’ansia, ma comparsa di sentimenti di frustrazione e autosvalutazione, fino alla depressione.
Nei bambini, la fobia sociale si manifesta con il marcato timore ed evitamento di giocare con gli altri bambini, parlare con gli adulti estranei, leggere o fare compiti in classe, recitare in pubblico. Il disturbo può aggravarsi fino all’abbandono della scuola.
Gli eventi sociali che più frequentemente scatenano i sintomi sono:
- Incontrare gente nuova
- Sentirsi al centro dell’attenzione o essere guardati mentre si fa qualcosa (mangiare, bere, scrivere, giocare)
- Parlare in pubblico o recitare
- Essere presi in giro o essere criticati
- Parlare con persone importanti
- Sostenere un’interrogazione o un esame
- Andare a un appuntamento galante
- Telefonare a persone non conosciute
- Usare i bagni pubblici
- Recarsi a una festa o a un convegno
La fobia sociale esordisce nell’adolescenza o nell’infanzia, a volte subito dopo un’esperienza stressante, ma spesso senza cause apparenti come conseguenza di una predisposizione ereditaria. Il decorso del disturbo non curato è spesso cronico, sebbene con l’età i sintomi possano attenuarsi o anche scomparire spontaneamente. La gravità è variabile e dipende molto dallo stile di vita che si conduce e dall’entità degli stress che si è costretti ad affrontare quotidianamente.
Il trattamento farmacologico
Il trattamento più efficace della fobia sociale è quello integrato che include la farmacoterapia e la psicoterapia cognitivo-comportamentale.
I farmaci utilizzati nella terapia della fobia sociale appartengono a due categorie: ansiolitici e antidepressivi.
Gli ansiolitici sono rappresentati prevalentemente dalle benzodiazepine. Agiscono rapidamente, ma la loro azione è “sintomatica” e limitata nel tempo. NON VANNO USATI CONTINUATIVAMENTE PER LUNGHI PERIODI perché, in tal caso, inducono dipendenza e assuefazione. La dipendenza porta a manifestazioni di astinenza, particolarmente accentuate se il farmaco viene sospeso bruscamente, rappresentate da ansia persistente che, a volte, raggiunge l’intensità di un attacco di panico. L’assuefazione alle benzodiazepine comporta la necessità di assumere nel tempo dosi crescenti del farmaco per ottenere l’effetto ansiolitico. Purtroppo, il conseguente l’abuso di benzodiazepine si associa a marcata sensazione di stanchezza e sedazione.
Gli antidepressivi utilizzati nella terapia della fobia sociale appartengono prevalentemente alla categoria chiamata SSRI (inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina). Questi farmaci iniziano a funzionare dopo circa tre-quattro settimane di trattamento che va protratto, dopo la scomparsa dei sintomi, per almeno cinque-sei mesi. Il farmaco va sempre sospeso gradualmente sotto controllo medico per evitare ricadute Gli antidepressivi non inducono né dipendenza, né assuefazione e possono essere utilizzati con sicurezza anche per lunghi periodi di tempo. Dal momento che la risposta al trattamento dipende molto dalla sensibilità individuale, non è possibile stabilire a priori quale sarà l’antidepressivo “migliore”: la terapia deve essere “personalizzata” e questo richiede la stretta collaborazione fra psichiatra che prescrive e paziente che riferisce al medico benefici ed eventuali inconvenienti della cura che sta seguendo.
Durante il trattamento va evitata, l’assunzione di bevande stimolanti che contengono caffeina e teina (caffè, tè, coca-cola, bevande “energizzanti” come Redbull, Burns e simili,) che, aumentando l’ansia e favorendo l’insonnia, ostacolano la guarigione. Va anche evitata l’assunzione eccessiva di alcolici e tabacco che interagiscono negativamente con i farmaci antidepressivi e ansiolitici e ne limitano l’efficacia.
La psicoterapia
La psicoterapia cognitivo comportamentale si è dimostrata efficace nel trattare il disturbo di ansia sociale.
Questo tipo di psicoterapia ha lo scopo di modificare i pensieri disfunzionali e di far sperimentare alla persona nuove abilità più funzionali per affrontare le situazioni temute. I pensieri disfunzionali sono quelle credenze che le persone si sono costruite durante le proprie esperienze di vita costituendo così degli schemi cognitivi rigidi (ad esempio: devo essere perfetto, non posso mai sbagliare, farò una brutta figura e sarà un insuccesso irrimediabile, ecc.) che attivano pensieri negativi su di sé e sugli eventi. Tali schemi di pensiero si innescano ogni volta che la persona si trova a dover affrontare una situazione sociale e quindi sottoposta ad un possibile giudizio esterno, provocando la sintomatologia ansiosa.
Dunque la psicoterapia cognitivo comportamentale mira a modificare tali credenze. Inoltre un’altra fase del trattamento riguarda l’insegnamento delle abilità necessarie per fronteggiare nel modo migliore le situazioni sociali.
Per la gestione dei sintomi fisici dell’ansia può essere utile l’apprendimento di tecniche di rilassamento, come esercizi di respirazione profonda, il training autogeno o il rilassamento progressivo.
Per la gestione degli aspetti comunicativo – relazionali, come il parlare in pubblico, presentarsi, riuscire ad esprimere i propri bisogni, a dire di no e a gestire le critiche può essere utile seguire un
Per la gestione degli aspetti comunicativo – relazionali, come il parlare in pubblico, presentarsi, riuscire ad esprimere i propri bisogni, a dire di no e a gestire le critiche può essere utile seguire un training sull’assertività e sulle abilità sociali.