Condivido con voi questo breve, splendido, cartone di Megan Stancanelli sulla violenza domestica e il suo tragico impatto sui bambini.
Rapporti umani
Il piacere dell’Odio
8 Gennaio 2024 | a cura di Alessandro Rotondo Megan Stancanelli | Tempo di lettura stimato 2 minuti
Già trenta anni fa, il professor Lonnie Athens (1), famoso criminologo americano, nei suoi studi su esperienze reali raccolte fra i detenuti di varie carceri statunitensi, ha identificato un processo di sviluppo sociale che accomuna molti criminali violenti da lui definito“violentizzazione”.
Si svolge in quattro fasi:
1) brutalizzazione: il bambino viene costretto con la violenza (o con la minaccia di violenza) a sottomettersi a una figura aggressiva e autoritaria, molto spesso un genitore (“uno di quelli che picchia la moglie ogni giorno…”). Questa brutalizzazione lascia la vittima profondamente turbata e disturbata: odio e amore diventano intercambiabili.
2) belligeranza: il bambino, traumatizzato e in difficoltà con se stesso e il mondo, determinato a evitare ulteriori brutalità, decide di imitare il proprio aguzzino e di ricorrere alla violenza;
3) manifestazioni violente: la risposta violenta ha successo. Il soggetto coglie il rispetto e la paura nello sguardo degli altri, che ora lo trattano come se fosse pericoloso e agiscono nei suoi confronti con molta più cautela, prestando particolare attenzione a non offenderlo o provocarlo in alcun modo;
4) virulenza: l’aggressività diventa una scelta. Il soggetto è pronto ad attaccare fisicamente gli altri alla minima provocazione, fino all’omicidio se accade. Scopre di essere diventato un compagno benvenuto e riverito in gruppi di coetanei per i quali (esattamente come il nostro bambino/adolescente, maschio o femmina non importa) avere una reputazione violenta è un requisito sociale necessario e vincente.
Purtroppo, un’infanzia “sbagliata” riesce spesso a slatentizzare l’intima e ancestrale predisposizione dell’uomo all’aggressività e alla violenza.
Agli inizi dell’ottocento, William Hazlitt, grande saggista inglese, scriveva:
“Il fatto è che nella mente umana esiste una segreta affinità, un ardente desiderio del male, che assapora un godimento perverso ma felice nella cattiveria, poiché questa rappresenta una fonte inesauribile di soddisfazione. L’amore si trasforma, con un pò di pazienza, in indifferenza o disgusto: l’odio soltanto è immortale”.
Il saggio ha un titolo evocativo: “Il piacere dell’odio”.
Quante analogie trovate con i nostri tormentati tempi?
PER APPROFONDIRE
1. Athens, Lonnie, The Creation of Dangerous Violent Criminals, University of Illinois Press, 1992.
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