In una sua vecchia canzone, Adriano Celentano diceva così: “La dove c’era l’erba ora c’è una città (…) non so perché continuano a costruire le case e non lasciano l’erba, chissà come si farà.” Proprio l'urbanizzazione, che rappresenta uno dei fenomeni più significativi del nostro tempo, pur offrendo vantaggi in termini di accesso a servizi e opportunità economiche, presenta anche un lato oscuro che non può essere ignorato: esiste, infatti, una correlazione tra urbanizzazione e peggioramento della salute mentale della popolazione.
Ansia
Là dove c’era l’erba ora c’è una città: urbanizzazione e salute mentale
2 Luglio 2024 | a cura di Alessandro Rotondo | Tempo di lettura stimato 6m
Esploriamo allora la questione proprio da questa prospettiva, allo scopo di contribuire alla visione di un domani migliore, che sia in grado di bilanciare sviluppo urbano e benessere psicologico.
Urbanizzazione in aumento: caratteristiche di un fenomeno globale
Ecco allora, che le parole di Celentano si sono dimostrate profetiche, indagando a loro modo un processo di cambiamento sociale e urbano che continua tutt’oggi.
A riprova di ciò, i numeri danno ragione al cantante.
La popolazione mondiale, infatti, sta diventando sempre più urbanizzata, con più del 50% delle persone che vivono in aree urbane e una previsione che stima, entro il 2050, le città abitate da due terzi della popolazione globale.
Gli ambienti urbani sono caratterizzati da edifici residenziali e commerciali ad alta densità, un accesso ridotto alle aree verdi, un’esposizione a sostanze potenzialmente nocive e a condizioni sociali più stressanti.
Ansia, stress e depressione: l’urbanizzazione contribuisce. Lo dice uno studio.
Sebbene sia noto che la salute fisica possa essere migliore nelle aree urbane rispetto che in quelle rurali, gli individui che vivono in ambienti urbani corrono un maggior rischio di sviluppare disturbi mentali, in particolare ansia e depressione.
Una recente ricerca pubblicata su “Nature Medicine” ha rivelato come l’urbanizzazione eccessiva possa influenzare negativamente la salute mentale attraverso complessi meccanismi neurobiologici.
Lo studio, condotto da un team internazionale di ricercatori delle università Charité – Universitӓtsmedizin Berlin, Fundan University Shanghai e Tianjin Medical University, ha analizzato i dati di 156.075 partecipanti per esaminare la relazione tra ambienti urbani e sintomi psichiatrici.
L’obiettivo dello studio era comprendere come l’esposizione complessa e reale alla vita urbana si relazioni alla salute mentale e al cervello e se questi effetti siano influenzati da fattori genetici.
I partecipanti sono stati valutati per 128 variabili ambientali legate alla loro residenza, tra le quali:
- Inquinamento atmosferico e acustico
- Traffico
- Prossimità di spazi verdi
- Vari indici socioeconomici
Queste variabili sono state messe in relazione con la presenza di sintomi di depressione, ansia e instabilità emotiva e con parametri neurobiologici da cui possono originare.
I risultati dello studio
Da questo studio internazionale è risultata l’emersione di tre diversi profili urbani specifici, legati rispettivamente a disturbi depressivi, d’ansia e stress correlati.
Depressione e deprivazione sociale
Un primo profilo ambientale urbano è caratterizzato da deprivazione sociale, inquinamento atmosferico, alta densità della rete stradale e uso intensivo del suolo urbano ed è stato correlato a maggiori sintomi di depressione.
Meccanismi neurobiologici
I sintomi di depressione associati a questo profilo ambientale sono mediati da differenze volumetriche in regioni cerebrali coinvolte nell’elaborazione della ricompensa, come lo striato ventrale e la corteccia prefrontale.
Lo striato ventrale è fondamentale per la motivazione e la sensazione di piacere, mentre la corteccia prefrontale è coinvolta nel controllo esecutivo e nella regolazione emotiva.
Le differenze volumetriche in queste regioni cerebrali suggeriscono che l’esposizione a un ambiente urbano stressante può influenzare i circuiti cerebrali responsabili della regolazione dell’umore.
Variabili genetiche
Le differenze volumetriche cerebrali osservate dipendono anche dalle varianti genetiche relative alla risposta allo stress.
In particolare, il gene CRHR1, che regola la risposta allo stress attraverso il recettore del fattore di rilascio della corticotropina (CRF), gioca un ruolo cruciale. Questo gene è coinvolto nella regolazione dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrene, un sistema che media la risposta allo stress e l’adattamento allo stress prolungato.
Ciò suggerisce che individui con una predisposizione genetica a una risposta allo stress più intensa possano essere più vulnerabili agli effetti negativi degli ambienti urbani deprivati e inquinati.
Ansia e fattori ambientali protettivi
Un secondo profilo ambientale urbano è stato associato a un minor numero di sintomi di ansia.
Questo profilo comprende elementi come la presenza di aree verdi e facilità di accesso a servizi e strutture ricreative che possono fornire un ambiente che riduce lo stress e favorisce il benessere emotivo.
Meccanismi neurobiologici
I fattori protettivi di questo profilo sono mediati da regioni cerebrali necessari per la regolazione delle emozioni, tra cui l’amigdala e la corteccia frontale inferiore.
L’amigdala è centrale per la risposta emotiva e la percezione della paura, mentre la corteccia frontale inferiore è coinvolta nel controllo cognitivo delle emozioni.
Variabili genetiche
Il gene EXD3 è stato associato ai sintomi di ansia. EDX3 è coinvolto nei processi di riparazione del DNA ed è altamente espresso nelle aree corticali frontali. Questo gene è stato collegato a disturbi dell’ansia, fobia e dissociativi, indicando una predisposizione genetica che può ampliare gli effetti dei fattori ambientali urbani sulla sintomatologia ansiosa.
Instabilità emotiva e ambiente stressante
Un terzo profilo ambientale urbano era correlato a un gruppo di sintomi caratterizzati da instabilità emotiva, come frequenti sbalzi d’umore e alta sensibilità emotiva. Il profilo ambientale correlato all’instabilità emotiva includeva abitare in palazzi popolari sovraffollati e socialmente deprivati, scarsa disponibilità di servizi sociali (come scuole, sanità) e strutture ricreative, tutti fonte di stress cronico.
Meccanismi neurobiologici
Questi sintomi erano mediati da variazioni volumetriche in diverse regioni cerebrali.
Le regioni coinvolte comprendevano:
- Polo frontale: coinvolto nella pianificazione e nel controllo esecutivo, quest’area è cruciale per la regolazione delle emozioni e la gestione dello stress.
- Amigdala: gioca un ruolo centrale nella risposta emotiva, particolarmente nella percezione della paura e nella regolazione dell’ansia.
- Giro precentrale: associato al controllo motorio, ma anche coinvolto nell’espressione delle emozioni.
- Corteccia insulare: coinvolta nella consapevolezza delle emozioni corporee, questa regione integra le sensazioni fisiche con le risposte emotive.
- Cervelletto: tradizionalmente legato alla coordinazione motoria, il cervelletto ha anche ruoli nella regolazione delle emozioni e nell’elaborazione cognitiva.
Variabili Genetiche
Il gene IFT74, un fattore critico nella migrazione neuronale durante il neurosviluppo, è stato associato ai sintomi di instabilità emotiva.
IFT74 è implicato nello sviluppo cerebellare e nella regolazione delle risposte emotive, suggerendo che le variazioni in questo gene possano aumentare la vulnerabilità emotiva agli effetti di ambienti urbani densamente popolati e con elevate infrastrutture.
Implicazioni per la pianificazione urbana e la sanità pubblica
Le scoperte dello studio hanno importanti implicazioni per urbanisti, politici e professionisti della salute mentale.
La quantificazione del contributo di ciascun fattore ambientale ai sintomi psichiatrici e la loro interazione in un contesto urbano può aiutare a indirizzare e dare priorità agli interventi di sanità pubblica futuri.
Interventi di Pianificazione Urbana
- Aree Verdi: l’inclusione di spazi verdi nelle aree urbane può ridurre i sintomi di ansia e migliorare il benessere emotivo. Gli urbanisti dovrebbero considerare l’importanza di parchi, giardini e altre aree naturali nell’ambiente urbano.
- Infrastrutture Sociali: la presenza di infrastrutture sociali, come scuole, ospedali e strutture ricreative, dovrebbe essere bilanciata per evitare l’affollamento e lo stress aggiuntivo sui residenti.
- Riduzione dell’Inquinamento: politiche che mirano a ridurre l’inquinamento atmosferico e acustico possono avere un impatto positivo sulla salute mentale dei cittadini.
Interventi di Salute Pubblica
- Programmi di supporto psicologico: offrire servizi di supporto psicologico accessibili può aiutare a mitigare gli effetti negativi degli ambienti urbani stressanti.
- Promozione di stili di vita sani: promuovere attività fisica e stili di vita sani può contribuire a migliorare la salute mentale e ridurre i sintomi di depressione e ansia.
- Sensibilizzazione e educazione: educare la popolazione sui rischi associati agli ambienti urbani e sui modi per gestire lo stress può aiutare a prevenire i disturbi mentali.
Conclusioni
Questo studio ha fornito importanti intuizioni sui meccanismi attraverso i quali gli ambienti urbani possono influenzare la salute mentale.
La comprensione di come i fattori ambientali e genetici interagiscano per influenzare i sintomi psichiatrici può aiutare a sviluppare interventi mirati per migliorare il benessere mentale nelle aree urbane.
Le scoperte sottolineano l’importanza di considerare il contesto ambientale complessivo piuttosto che isolare singoli fattori, e di integrare approcci multidisciplinari che combinano urbanistica, politica pubblica e genetica per affrontare le sfide della salute mentale nelle città.
Per approfondire:
Jiayuan Xu, Nana Liu, Elli Polemiti, Liliana Garcia-Mondragon, Jie Tang, Xiaoxuan Liu, Tristram Lett, Le Yu, Markus M. Nöthen, Jianfeng Feng, Chunshui Yu, Andre Marquand, Gunter Schumann & the environMENTAL Consortium. Effects of urban living environments on mental health in adults. Nature Medicine 29, 1456–1467 (2023)
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