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Disturbi della condotta alimentare

Alimentazione incontrollata

“Mangiano per nutrire le emozioni piuttosto che il corpo”. In effetti, i soggetti con disturbo da alimentazione incontrollata hanno abbuffate, scatenate da stress, ansia e depressione, durante le quali “ingurgitano” nel breve spazio di una-due ore grandi quantità di cibo, fino a sentirsi scoppiare e senza riuscire nemmeno a gustare quel che viene mangiato.

Le crisi sono incontrollabili, compulsive. Sono consumate in solitudine, spesso di nascosto, con vergogna ed enormi sensi di colpa. Le abbuffate, nonostante l’ansia e l’angoscia che le scatenano e le seguono, non sono seguite, a differenza di quanto avviene nella bulimia nervosa, da comportamenti compensatori, come vomito, uso di lassativi e/o diuretici, digiuno o esercizio fisico, tesi ad eliminare le calorie in eccesso assunte.

Il ciclo dell’alimentazione incontrollata

Il disturbo da alimentazione incontrollata colpisce in Italia l’uno-due per cento circa della popolazione e, a differenza della bulimia nervosa che colpisce quasi esclusivamente le donne (rapporto donne/uomini 10:1), è diffuso anche fra gli uomini (rapporto donne/uomini 1,5:1).

I sintomi principali del disturbo sono:

  • Abbuffate frequenti. L’abbuffata dura in genere circa due ore e porta all’assunzione di grandi quantità di cibo, mangiato voracemente e senza far caso a quello che si mangia, fino a sentirsi scoppiare. Altre volte, gli episodi durano tutto il giorno e consistono nel “pascolamento”, cioè mangiucchiare di continuo.
  • Le abbuffate sono incontrollabili.
  • Incapacità di smettere di mangiare, anche se lo si desidera e sensazione di non essere mai sazi.
  • Sensazione durante le abbuffate di “non essere se stessi”, di “essere dei robot che non possono essere controllati”.
  • Si mangia da soli, spesso in segreto. Si nasconde il cibo per mangiarlo quando non si è visti. Al contrario, in compagnia, si cerca di mangiare “normalmente”.
  • Le abbuffate sono scatenate da stati di tensione, solitudine, angoscia, ansia che possono essere (temporaneamente) ridotti solo mangiando. L’abbuffata è, pertanto, utilizzata per superare lo stress e le preoccupazioni, per fuggire dai problemi della vita quotidiana ritenuti insormontabili, per gratificarsi.
  • Purtroppo, le abbuffate non risolvono i problemi. Al contrario, sono costantemente seguite da sensi di colpa, rabbia e disgusto verso se stessi.
  • La disperazione per l’incapacità di controllare alimentazione e peso inducono un aumento dell’ansia e questo nuove abbuffate.
  • A differenza della bulimia nervosa le abbuffate non sono seguite da vomito auto-indotto o da altre tecniche, come uso di lassativi, diuretici, esercizio fisico eccessivo, per eliminare le calorie assunte.

 

In tal modo, come illustrato schematicamente nella figura, si instaura un ciclo patologico: l’incapacità di gestire l’ansia genera l’abbuffata, l’abbuffata genera l’ansia e l’ansia, a sua volta, nuove abbuffate.

Conseguenze del disturbo da alimentazione incontrollata

Come abbiamo visto, nel disturbo da alimentazione incontrollata le abbuffate sono seguite da vomito o altri comportamenti compensatori che permettono di eliminare, anche se solo in parte, le calorie accumulate. Pertanto, abbuffata dopo abbuffata… si ingrassa!

Nel disturbo da alimentazione incontrollata il sovrappeso e l’obesità sono, dunque, la regola e si associano a molteplici e spesso gravi rischi:

  • Diabete
  • Ipertrigliceridemia e ipercolesterolemia
  • Ipertensione arteriosa
  • Disturbi cardiaci
  • Dolori articolari e artrosi
  • Problemi gastrici e intestinali
  • Apnee notturne

Cause e fattori di rischio del disturbo da alimentazione incontrollata

I fattori responsabili della bulimia nervosa includono:

Cause biologiche:

  • Predisposizione ereditaria per cui il cibo diventa a tutti gli effetti una droga
  • Alterati livelli di serotonina nel cervello che inducono a mangiare compulsivamente

Cause psicologiche:

  • Disturbi dell’umore e d’ansia. Circa la metà dei soggetti con disturbo da alimentazione incontrollata soffre o ha sofferto di depressione e/o disturbi d’ansia, in particolare di disturbo d’ansia generalizzata.
  • Fattori personologici: scarsa autostima, timidezza e solitudine, cattivo rapporto con il proprio corpo.

Cause sociali e culturali:

  • La pressione sociale a essere magri rinforza i sensi di colpa e la vergogna di essere grassi, stimolando ulteriormente le crisi bulimiche
  • Alcuni genitori usano il cibo, specie quello più calorico (patatine fritte, coca-cola, cioccolatini, caramelle) per consolare, gratificare o “tener buoni” i bambini e questo può creare le basi per l’alimentazione incontrollata.
  • Esiste una relazione fra abusi sessuali subiti nell’infanzia e disturbo da alimentazione incontrollata.

Trattamento del disturbo da alimentazione incontrollata

Il disturbo da alimentazione incontrollata può essere efficacemente curato solo con terapie integrate che prevedono la stretta collaborazione di psichiatri, psicologici e nutrizionisti.

La strategia terapeutica prevede:

  • Una terapia farmacologica che permetta di migliorare la depressione e ridurre l’ansia che scatenano le abbuffate
  • Una dieta idonea che permetta di perdere il peso in eccesso e migliorare di conseguenza l’autostima, oltre che evitare i gravi problemi metabolici connessi all’obesità. Il nutrizionista ha, pertanto, un ruolo indispensabile per modificare le abitudini alimentari patologiche, ottenendo in tal modo il GRADUALE E LENTO raggiungimento del peso forma.

 

La psicoterapia

Il trattamento psicoterapico è volto soprattutto al recupero dell’autostima, alla riduzione della dismorfofobia e alla gestione dell’ansia. Inoltre, la psicoterapia mira a modificare le sensazioni di inadeguatezza e il senso di scarsa efficacia personale. Modificando tali modalità di pensiero che favoriscono il mantenimento della patologia, le persone attivano comportamenti e pensieri più adeguati e soddisfacenti. Lo scopo è quello di aiutare chi soffre di tale disturbo ad imparare a gestire il proprio sintomo, a migliorare l’immagine corporea, la valutazione di sé e i rapporti interpersonali.

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