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Disturbi della condotta alimentare

Anoressia

Chiariamo subito cosa NON è l’anoressia nervosa. NON è il semplice desiderio di essere fisicamente in forma, giusta aspirazione di molte persone che conoscono i gravi rischi per la salute legati all’obesità. NON è neanche il sogno delle forme perfette di modelle e attrici, spesso ritoccate con photoshop, che invadono giornali e televisione.

L’anoressia nervosa È il terrore irrazionale di ingrassare, anche quando il peso è inferiore a quello previsto per età e statura. È negare la propria magrezza e vedersi intollerabilmente grassi, con la ferrea determinazione a non mangiare, anche quando si è gravemente sottopeso. È basare la propria felicità e autostima esclusivamente sulla capacità di dimagrire fino… alla morte. Dimagrire è l’unico, vero senso della vita. Nient’altro conta.

Sintomi e decorso dell’anoressia nervosa

L’anoressia nervosa si manifesta con:

  • Rifiuto a mantenere il peso corporeo al di sopra del minimo normale per età e statura. Il soggetto segue una dieta ferrea, fino al digiuno. La selezione del cibo è estenuante: vengono mangiati solo alimenti a basso contenuto calorico ed eliminati carboidrati e grassi.
  • Intensa paura di aumentare di peso o diventare grassi anche quando si è sottopeso. Le calorie diventano un’ossessione, si leggono le calorie riportate sull’etichetta dei cibi, tutto viene pesato con precisione, si leggono infiniti libri su diete e cibi. Per evitare il rimprovero dei familiari, molti rifiutano di mangiare asserendo di avere problemi di stomaco o di aver già mangiato, oppure fingono di mangiare e poi nascondono o buttano il cibo.
  • Una visione distorta del peso e dell’immagine del proprio corpo. Le persone anoressiche si guardano allo specchio e si vedono grasse, anche se eccessivamente magre, arrivando a negare con convinzione di essere marcatamente sottopeso. Inoltre, peso e immagine corporea influenzano in maniera eccessiva l’autostima e la fiducia in sé stesse.

Si distinguono due sottotipi di anoressia nervosa:

  • Tipo restrittivo: il peso viene perduto riducendo al massimo le calorie seguendo diete drastiche, digiunando o con esercizio fisico eccessivo
  • Tipo con crisi bulimiche e condotte di eliminazione: le calorie considerate in eccesso vengono eliminate provocando il vomito o con l’assunzione di diuretici e lassativi.

Il disturbo esordisce, spesso gradualmente, generalmente nell’adolescenza o nella prima età adulta, e colpisce soprattutto le donne, anche se gli uomini anoressici non sono rari. Si osserva una progressiva riduzione dell’apporto alimentare giustificata con una dieta iniziata per sovrappeso, motivi estetici o problemi gastrici spesso inesistenti. Dopo aver raggiunto il peso desiderato, il soggetto continua ridurre ulteriormente l’assunzione di cibo con rapido ed eccessivo calo ponderale. Tuttavia, continua a sentirsi grasso, nonostante tutte le evidenze del contrario e passa ore davanti allo specchio a verificare se pancia, fianchi e cosce “sono grossi”. È preoccupato dalla taglia dei vestiti, si pesa continuamente.

Con il tempo, il cibo diventa il centro della vita: si contano le calorie, occorrono ore per mangiare perché il cibo viene sminuzzato e masticato a lungo, spesso si passano ore a preparare manicaretti che i familiari “devono mangiare” (ovviamente l’anoressica sta solo a guardare…).

Da un punto di vista psicologico, le pazienti diventano depresse e irritabili. Spesso presentano sintomi ossessivi con rituali di pulizia, ordine e precisione.

Le conseguenze dell’anoressia nervosa sono, purtroppo, estremamente gravi dal punto di vista fisico:

  • Scomparsa dei cicli mestruali
  • Grave anemia e disturbi elettrolitici (alterazione del sodio, potassio, cloro e calcio plasmatici)
  • Gravi disturbi cardiovascolari, come aritmie, pericardite, ipotensione
  • Riduzione delle energie
  • Debolezza e sensazione di vertigine e svenimento
  • Peluria diffusa al viso e al corpo
  • Pelle secca e giallastra. Unghie fragili e spezzate
  • Carie dentaria e distruzione dello smalto, specie nel sottotipo con vomito autoindotto
  • Costante sensazione di freddo
  • Dolori addominali e stitichezza
  • Morte nel 5% dei casi a causa del grave stato di denutrizione

Cause e fattori di rischio dell’anoressia nervosa

I fattori responsabili dell’anoressia nervosa includono:

  • Predisposizione ereditaria: avere familiari (genitori, fratelli, zii o nonni) affetti da anoressia nervosa aumenta da 10 a 20 volte il rischio di ammalarsi
  • Famiglia e stile di vita:
    – Genitori esigenti che controllano oppressivamente le attività quotidiane e “i successi” scolastici e sociali dei figli;
    – frequentazione di ambienti sociali in cui la magrezza è un requisito fondamentale, come scuole di ballo, palestre, agenzie di modelle;
    – eventi e fasi stressanti della vita come la pubertà, problemi scolastici, diete drastiche, traumi infantili e adolescenziali (ad esempio abusi sessuali)
  • Fattori personologici:
    – Perfezionismo estremo
    – Timidezza, sentimenti di inadeguatezza e scarsa autostima
    – Bisogno di protezione

Trattamento dell’anoressia nervosa

L’anoressia nervosa può essere efficacemente curata solo con terapie integrate che prevedono la stretta collaborazione di psichiatri, psicologici e nutrizionisti.

La strategia terapeutica prevede:

  • L’incremento del peso corporeo almeno fino a quello minimo normale per età e statura. Viste le gravi conseguenze della denutrizione sulle condizioni fisiche e metaboliche dei malati di anoressia, questo rappresenta un prerequisito indispensabile il cui raggiungimento spesso richiede il ricovero ospedaliero, anche contro la volontà del paziente se la perduta di peso è così grave da metterne a rischio la vita.
  • Una terapia farmacologica che permetta di ridurre l’ansia, che spesso diventa terrore, associata all’ingestione di quantità anche minime di cibo e la disperazione (che può arrivare al suicidio!) che segue il più piccolo aumento di peso.

La psicoterapia

L’anoressia nervosa trasforma l’esistenza delle persone, conferendo loro un’identità che si esprime attraverso la completa identificazione con il sintomo. Il potere che le persone che soffrono di anoressia esercitano sul controllo del cibo è l’unica cosa che conferisce loro un senso di sé stabile, è l’unica cosa che sono riuscite a conquistare nella loro vita. Dunque compito della psicoterapia nell’anoressia è pertanto quello di aiutare le persone nella ricerca di autonomia e di un’identità personale, lavorando sulla consapevolezza delle esigenze, dei sentimenti, dei piaceri e dei desideri che provengono dal suo essere. Spesso le persone che soffrono di questo disturbo provengono da un sistema invischiato che ostacola infatti il processo di svincolo, di individuazione e autonomia di queste persone. L’ambiguità e l’invischiamento propri delle famiglie di queste pazienti pone l’assoluto obbligo di stabilire un rapporto di fiducia e sicurezza e una comunicazione chiara e trasparente perché il loro disagio nasce dall’aver sviluppato un senso di sé confuso anche a causa dell’ambiguità dei rapporti avuti in famiglia.

Il percorso terapeutico lavora sull’acquisizione di modalità relazionali con se stesse e con gli altri più adatte, consentendo di superare quelle paure che le impediscono di essere protagoniste della loro esistenza. Il lavoro terapeutico trova il suo nucleo centrale nel rafforzare il senso di sé del paziente di fronte al senso di inadeguatezza, di vulnerabilità, di impotenza che vive.

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