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Bullismo, disturbi della condotta

Disturbo della Condotta

Il disturbo della condotta è caratterizzato da comportamenti aggressivi e antisociali persistenti, con i quali vengono violate le norme e le regole sociali, nonché i diritti degli altri.

I bambini e gli adolescenti con questo disturbo hanno difficoltà a seguire le regole e a mantenere comportamenti socialmente accettabili. Questa difficoltà può compromettere significativamente il funzionamento sociale, scolastico e, successivamente, lavorativo.

Come si manifesta il disturbo della condotta?

Questi comportamenti sono particolarmente gravi e si possono manifestare attaccando un coetaneo con armi (per esempio, un bastone, un mattone, una bottiglia rotta, un coltello, una pistola), minacciando o compiendo gravi aggressioni a persone o animali, procurando ferite fisiche gravi, commettendo furti, compiendo abusi sessuali, distruggendo la proprietà altrui, marinando la scuola e fuggendo da casa.

I primi episodi possono essere anche precoci, intorno ai 5-6 anni, ma più spesso si verifica in età successive.

Il Disturbo Oppositivo Provocatorio è un precursore dell’insorgenza del Disturbo della Condotta. I bambini con il disturbo della condotta possono presentare anche disturbi dell’umore, ansia, Disturbo da Deficit di Attenzione e Iperattività e l’abuso di sostanze stupefacenti.

Quali sono le cause e i fattori scatenanti?

Molti sono i fattori che intervengono nel quadro complesso del disturbo della condotta:

  • caratteristiche del bambino (temperamento, funzioni cognitive)
  • tipo di legame di attaccamento
  • stile educativo familiare
  • variabili sociali e ambientali (povertà, stress familiari, patologie familiari)

Tra i fattori psicosociali è stato riscontrato che la frequenza del disturbo è maggiore nelle famiglie con in cui un genitore presenta disturbo antisociale, alcolismo, depressione, Deficit di Attenzione e Iperattività, Disturbo della Condotta o conflitti coniugali.

Anche le condizioni ambientali e psicosociali sfavorevoli, come povertà, disoccupazione e frequente cambiamento di residenza, sembrano essere fattori di rischio per questo disturbo.

Lo stile educativo autoritario, caratterizzato da una disciplina dura e una relazione affettiva caratterizzata da scarsa reciprocità e attaccamento insicuro-disorganizzato, sembra essere particolarmente rilevante per l’insorgere del disturbo, in quanto l’aggressività diventa per il bambino l’unica forma di gestione del legame con le figure significative.

Come si cura?

Diventa importante un intervento terapeutico integrato condotto su più livelli proprio per la sua origine multifattoriale, programmando interventi familiari, individuali, extrafamiliari e in alcuni casi anche psicofarmacologici.

Intervento psicologico individuale

È importante intervenire tempestivamente per aiutare il bambino a risolvere le difficoltà relazionali, ad elaborare e gestire la rabbia, ad imparare ad esprimere le proprie emozioni ed acquisire abilità di trovare soluzioni efficaci per la gestione dei conflitti sociali.

Intervento psicologico con i genitori

Coinvolgere la famiglia è un passo necessario perché ha un ruolo fondamentale nel modificare in maniera significativa e durevole i comportamenti dei bambini.

Spesso i problemi di aggressività del ragazzo sono rinforzati da modalità educative inadeguate, eccessivamente rigide o incoerenti, e da una difficoltà nel capire i reali bisogni del figlio.

Analizzare con i genitori gli episodi di esplosione di rabbia del figlio sono una parte essenziale del lavoro terapeutico, perché permettono di capire l’emozione e il bisogno inespresso del figlio che genera la reazione disfunzionale. Questo permette ai genitori di instaurare una relazione più calda ed empatica con il bambino.

Dunque diviene necessario un percorso rivolto ai genitori che li sostenga e li guidi nel pianificare e mantenere uno stile educativo più idoneo, un’adeguata relazione affettiva e capacità più funzionali di negoziazione dei bisogni del figlio.

Farmacologia

Il trattamento psicologico può essere associato ad una terapia farmacologica nei casi in cui i ragazzi presentano severe difficoltà di attenzione, problemi di discontrollo degli impulsi, o depressione.

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