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Bullismo, disturbi della condotta

Disturbo Oppositivo Provocatorio

Il Disturbo Oppositivo Provocatorio si presenta con elevati livelli di rabbia, irritabilità, comportamenti ostili e provocatori, che causano limitazioni nell’adattamento e nella funzionalità sociale.

I comportamenti di opposizione e provocazione si manifestano più frequentemente e in modo inappropriato rispetto all’età e al livello di sviluppo del bambino.

Come si manifesta il disturbo oppositivo provocatorio?

Il bambino può presentare spesso collera, sfida o rifiuto di rispettare le regole proposte dagli adulti, spesso litiga con gli adulti e irrita deliberatamente le persone, accusa gli altri per i propri errori o il proprio cattivo comportamento; è spesso arrabbiato, rancoroso, dispettoso e vendicativo.

Quali sono le cause e i fattori scatenanti?

La relazione tra genitore e bambino è caratterizzata da comportamenti di sfida e provocazione, con lotte estenuanti su vari argomenti, ma il problema è rappresentato dalla relazione e non dal contenuto del conflitto.

Il bambino esibisce comportamenti aggressivi e di sfida per attivare un controllo sulla relazione con i genitori, ciò gli permette di sentirsi sufficientemente protetto e rassicurato. Di conseguenza spesso i genitori sentono di aver perso la propria autorevolezza e il controllo educativo sul figlio.

Le dinamiche che si instaurano tra i genitori e i figli sono di reciproche minacce e punizioni, con difficoltà sia da parte del bambino che dei genitori di capire il punto di vista dell’altro, i bisogni, le richieste e le emozioni che accompagnano certi comportamenti, necessari per poter uscire da queste dinamiche relazionali.

Ad esempio in alcuni casi la rabbia l’atteggiamento aggressivo viene messo in atto dal bambino per gestire in modo spavaldo altre emozioni, come la paura o la tristezza.

Come si cura?

Diventa importante un intervento terapeutico integrato condotto su più livelli proprio per l’origine multifattoriale del disturbo, programmando interventi familiari, individuali, extrafamiliari e in alcuni casi anche psicofarmacologici.

  • Intervento psicologico individuale E’ importante intervenire tempestivamente per aiutare il bambino a risolvere le difficoltà relazionali, ad elaborare e gestire la rabbia, ad imparare ad esprimere le proprie emozioni e acquisire abilità di trovare soluzioni efficaci per la gestione dei conflitti sociali.
  • Intervento psicologico con i genitori Coinvolgere la famiglia è un passo necessario in quanto svolge un ruolo fondamentale nel modificare in maniera significativa e durevole i comportamenti dei bambini. Spesso i problemi di aggressività del ragazzo sono rinforzati da modalità inadeguate, eccessivamente rigide o incoerenti, messe in atto dai genitori e da una difficoltà nel capire i reali bisogni del figlio. Analizzare con i genitori gli episodi di esplosione di rabbia del figlio sono una parte essenziale del lavoro terapeutico, perché permettono di capire l’emozione e il bisogno inespresso del figlio che genera la reazione disfunzionale. Questo permette ai genitori di instaurare una relazione più calda ed empatica con il bambino. Dunque diviene necessario un percorso rivolto ai genitori che li sostenga e li guidi nel pianificare e mantenere uno stile educativo più idoneo, un’adeguata relazione affettiva e capacità più funzionali di negoziazione dei bisogni del figlio.
  • Psicofarmacologia. Il trattamento psicologico può essere associato ad una terapia farmacologica nei casi in cui i ragazzi presentano severe difficoltà di attenzione, problemi di discontrollo degli impulsi, o depressione.

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