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Dolore e Fibromialgia

Dolore e Fibromialgia

Il dolore è un sintomo che ha la funzione di avvertirci che qualcosa nel nostro corpo non va, l’esistenza di una malattia o il sopraggiungere di un evento lesivo; accompagnandosi ad una componente somatica e ad una componente emozionale.

Il dolore, in generale, può avere caratteristiche di dolore acuto e di dolore cronico.

Il dolore acuto rappresenta una delle capacità basilari di adattamento. É un dolore finalizzato ad avvertire il corpo sulla presenza di stimoli, pericolosi o potenzialmente tali, presenti nell’ambiente o nell’organismo stesso.

Il dolore cronico invece si presenta quando il dolore è persistente nel tempo, quando la sua presenza continua instaura un circolo vizioso di depressione, ansia e altri disturbi emotivi. Il dolore diviene, quindi, sindrome autonoma con pesante impatto sulla vita di relazione e sugli aspetti psicologici e sociali caratteristici della persona. In tal senso, il dolore cronico non rappresenta solo una estensione temporale del dolore acuto. Assume qui caratteristiche qualitative completamente diverse, che necessitano di un approccio mentale, culturale e professionale opposto.

"Una sensazione spiacevole ed un'esperienza emotiva associata a una lesione tissutale presente o potenziale o descritta come tale"

Associazione Internazionale per lo Studio del Dolore (IASP, 1994)

Come si manifesta

Non sempre si ha un rapporto diretto tra l’intensità dello stimolo nocicettivo e la percezione del dolore ciò significa che, a parità di stimolo nocicettivo, l’esperienza dolorosa può essere diversa da persona a persona in base al significato soggettivo che il dolore assume per quella persona. Il dolore infatti prende origine nell’interazione tra il livello biologico, psicologico e ambientale. Vi sono poi i casi in cui si ha dolore in assenza di una causa fisiologica, ma bensì in presenza di cause psicologiche; così come casi in cui le due cause si sovrappongono e dove soltanto l’esperienza clinica permette di distinguere le componenti del dolore.

Vi sono diverse modalità di reazione individuale al dolore e, minore sono queste modalità, maggiore è il rischio di sviluppare sofferenza psicologica. Il dolore tende ad amplificare l’impatto dello stress ma lo stress aumenta l’esperienza soggettiva della sofferenza associata al dolore. Pertanto occorre tenere ben presente la relazione tra lo stress, il dolore e i fattori psicologici che influenzano il dolore. Spesso vi può essere un disturbo che complica il trattamento del dolore preesistente alla manifestazione del dolore stesso, mentre in altri casi è scatenato dal dolore stesso. L’ansia sembra essere il disturbo maggiormente associato agli stati di dolore acuto, mentre la depressione agli stati di dolore cronico. Dove la depressione non è fattore preesistente, viene determinata dalle limitazioni funzionali che si creano a causa del dolore nella vita del soggetto. Questo vale anche per l’ansia, perché se non è fattore determinante, diventa contemporanea e conseguente all’evento dolore.

 

Come si cura

Il trattamento del dolore cronico deve comprendere un approccio multidisciplinare, sia medico sia psicologico. Perché l’esperienza del dolore è collegata a fattori psicologici che includono:

  • la presenza di un trauma
  • l’adeguamento alle difficoltà
  • il livello dello stress sperimentato.

L’approccio psicologico è fondamentale, considerando che il soggetto tende a non far affiorare alla coscienza affetti ed emozioni e opera così una scissione mente-corpo che lo porta alla richiesta di cure che si rivolgono esclusivamente al corpo.

Un approccio terapeutico su più livelli non trascura la componente psicologica, seppur negata o sottovalutata dal soggetto. La conoscenza del problema del dolore e la competenza medico-biologica costituiscono infatti l’elemento necessario, ma non sufficiente per una corretta impostazione terapeutica.

Il problema che nasce dal corpo diventa nel tempo un problema della persona che coinvolge la sfera affettiva, esistenziale. Risalire pertanto all’esordio e alle manifestazioni della sintomatologia dolorosa e della sua storia è fondamentale per agire su questo tipo di sintomi. Occorre indagare l’inizio, il decorso, la ciclicità e la modalità di manifestazione così come di eventuali legami con situazioni stressanti o angoscianti.

La fibromialgia

La Fibromialgia è una condizione clinica con dolore muscolo-scheletrico diffuso, cronico e una serie di sintomi associati, presenti da almeno 3 mesi. Colpisce soprattutto le donne nella fascia d’età 30 – 50 anni.

Cos’è e come si manifesta

I sintomi ricorrenti sono: affaticamento cronico, disturbo del sonno (sonno non ristoratore e stanchezza al mattino) e rigidità diffusa. Può comportare sintomi come cefalea, sensibilità al freddo, gambe affaticate, non resistenza all’esercizio e debolezza, tutti sintomi sottoposti ad una variabilità giornaliera e stagionale. È tipico inoltre che i sintomi peggiorino con il clima freddo o umido, all’inizio e al termine della giornata, e nei periodi di alto stress emotivo. Un insieme di sintomi che ha un forte impatto sulla qualità di vita delle persone.

Prevalentemente interessati dal dolore sono:

  • la colonna vertebrale
  • le spalle
  • il cingolo pelvico
  • braccia
  • polsi
  • cosce.

Il sintomo tipico della fibromialgia è il dolore che interessa solitamente la regione cervicale e quella lombare e che tende ad irradiarsi verso gli arti superiori e quelli inferiori.

Quali sono le cause e i fattori scatenanti

Ancora oggi non è stata ancora identificata chiaramente la causa di questa sindrome cronica. Si ritiene che l’origine della fibromialgia sia multifattoriale. Sembra infatti che la comparsa dei disturbi derivi dall’intrecciarsi di più concause, ovvero da una complessa interazione tra eventi di tipo funzionale e metabolico a carico del sistema muscolo-scheletrico ed alterazioni a carico del sistema nervoso centrale, forse di natura neurochimica, con effetto sui sistemi di modulazione del dolore e su quelli deputati alla regolazione del sonno.

Tuttavia le ultime ricerche suggeriscono una predisposizione genetica, un deficit del sistema nervoso centrale, eventi ambientali scatenanti come traumi fisici o psichici. Spesso, chi soffre di fibromialgia presenta altre condizioni cliniche come ad esempio malattie reumatiche ed ha un’elevata comorbidità con disturbi mentali come ansia e depressione che possono peggiorare i sintomi.
Il fatto che molti pazienti con fibromialgia lamentino eventi di tipo ansioso e depressivo, la mancanza di dati oggettivi da esami strumentali e indagini di laboratorio che possano inequivocabilmente condurre alla formulazione della diagnosi di fibromialgia, ha portato, in molti casi, a supporre che l’origine dei disturbi possa essere imputabile a motivazioni di carattere psicosomatico.

I risultati di diversi studi effettuati sull’argomento hanno dato finora esiti contrastanti, perché è difficile stabilire la precisa relazione di causa ed effetto esistente tra i disturbi psicologici e il dolore cronico, tipico della fibromialgia, in quanto i sintomi depressivi ed ansiosi potrebbero rappresentare un effetto e non essere la causa del dolore, come si verifica di frequente nelle persone affette da patologie caratterizzate da dolore cronico.

Come si cura

La fibromialgia è una malattia cronica che richiede pertanto un trattamento a lungo termine multidisciplinare farmacologico e psicoterapeutico il cui fine non è la scomparsa della sintomatologia ma l’attenuazione della stessa e il miglioramento della propria funzionalità.

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