Un approccio neuroscientifico e
incentrato sulla persona
Metodo psichiatrico
Sono un medico, specialista in psichiatria. Come ogni medico, affronto le problematiche dei miei pazienti partendo dalla diagnosi del disturbo di cui soffrono. Tuttavia, non mi limito a questo.
La classica diagnosi rappresenta per me solo il punto di partenza nella formulazione della terapia più appropriata per curare una persona e prevenire eventuali ricadute. Il punto di arrivo è basato sui principi della “Medicina di Precisione”: il trattamento deve essere personalizzato, cioè incentrato sulla personalità, il quadro sintomatologico e lo stile di vita del singolo paziente, nonché sulle sue specificità metaboliche e neurobiologiche.
La diagnosi
La prima visita permetterà di inquadrare il problema per cui è stato richiesto un consulto.
È doveroso premettere che non giudico mai chi chiede il mio aiuto. Semplicemente, ascolto. Cerco di comprendere il disagio. Per il buon esito di ogni cura, infatti è sempre necessario stabilire una stretta alleanza fra medico e paziente.
Raccoglierò notizie su eventuali problemi mentali nella famiglia d’origine, sullo stato di salute generale e su malattie fisiche e metaboliche che possano essere responsabili del disturbo, o aggravarlo. E mi serviranno informazioni accurate su eventuali episodi di depressione, ansia o qualsiasi altro disturbo mentale nel corso della vita. Poi, si parlerà estesamente sia del problema per cui è stato richiesto il consulto, che degli aspetti personologici e dello stile di vita del paziente. L’insieme di tutte queste informazioni permetterà di formulare una diagnosi chiara e onnicomprensiva e di mettere a punto una terapia personalizzata per la cura del disturbo e la prevenzione di eventuali ricadute.
Come affrontare il disagio psicologico
Per affrontare efficacemente il disagio psicologico, spiegherò al mio paziente le caratteristiche del suo disturbo e gli aspetti personologici e dello stile di vita che possono sostenerlo e aggravarlo. Anche se la realtà può essere oggettivamente molto dolorosa, il carattere, la depressione, l’ansia e l’ambiente circostante portano spesso a interpretarla in modo pessimistico e, a volte, catastrofico. Come diceva il filosofo Epittèto (50 – 125 d.C.):
“ciò che tormenta gli uomini non è la realtà, ma l’idea che di essa se ne fanno”
Troppi pazienti sono convinti che i loro problemi siano senza soluzione. Invece, la soluzione esiste. Ed è importante fornire strumenti per comprenderlo. Questo aiuterà ad avere un atteggiamento ottimistico nei confronti della malattia e potrà facilitare, come dimostrano molti studi, il processo di guarigione.
La terapia
Una volta formulata la diagnosi, verrà individuato un trattamento farmacologico personalizzato.
Qual è il ruolo dei farmaci?
Il cervello può essere considerato un’enorme e complessa rete elettrica, al cui interno si possono creare dei “cortocircuiti” che determinano l’insorgenza di una malattia.
Ippocrate, padre della medicina, scriveva, già nel IV secolo a.C., quanto è stato confermato dalle ricerche neuroscientifiche più avanzate: “Dal cervello, e dal cervello solo, sorgono i piaceri, le gioie, le risate e le facezie così come il dolore, il dispiacere, la sofferenza e le lacrime; il cervello è anche la dimora della follia e del delirio, delle paure e dei terrori che ci assalgono di notte o di giorno”.
Pertanto, la depressione, l’ansia, i dubbi, i sospetti eccessivi e immotivati non sono frutto di pigrizia, capricci o fantasie, come spesso vengono considerati. Sono malattie che originano dal cervello sia per una predisposizione genetica che per lo stress a cui ci sottopone la vita quotidiana e scardinano profondamente l’esistenza delle persone colpite.
La scienza ci dice che il cervello è un organo come tutti gli altri e che può essere curato farmacologicamente come tutti gli altri organi. Gli psicofarmaci agiscono come un “nastro isolante” in grado di ripristinare gradualmente il funzionamento corretto dei circuiti cerebrali danneggiati e, di conseguenza, ristabilire il precedente stato di benessere psico-fisico.
Esistono molteplici strategie farmacologiche per ogni tipologia di disturbo.
Tuttavia, il piano di trattamento è sempre individualizzato: ogni paziente rappresenta in sé un caso unico e irripetibile. Proviene spesso da una storia di precedenti trattamenti: a volte efficaci, a volte tutt’altro. La terapia verrà quindi stabilita in base al disturbo ed all’efficacia o meno degli interventi precedenti; alla gravità dei sintomi ed all’impatto che questi indubbiamente avranno sulla vita affettiva, lavorativa e sociale; alle peculiari caratteristiche neurobiologiche del pazienti che condizionano la risposta a farmaci a prima vista simili fra loro. Se occorre una trasfusione di sangue, non si utilizza un campione di sangue preso a caso, ma quello di un donatore con un gruppo sanguigno compatibile con quello del ricevente. Allo stesso modo, i depressi non sono tutti uguali e non si utilizza uno qualsiasi dei tanti antidepressivi in commercio per curarli. Occorre individuare quello che, in base allo specifico profilo psicopatologico individuato durante la visita, è il più indicato per quella persona e in quella circostanza della sua vita.
Alcuni pazienti sono poi sovente alla ricerca della ‘pillola miracolosa’ che li guarisca in fretta; altri sono terrorizzati dall’idea di assumere un farmaco che “potrebbe cambiarmi la mente”. A questo proposito, rientra nel mio approccio e nel mio metodo operativo spiegare con chiarezza a tutti:
- quali farmaci prescriverò;
- i benefici e gli eventuali effetti collaterali;
- quanto tempo occorrerà perché la terapia funzioni;
- quale sarà la sua durata, in modo da stabilire quell’alleanza medico-paziente fondamentale per ottenere i risultati più efficaci e, soprattutto, più duraturi.
Bisogna sempre ricordare che, in tutti i casi, il trattamento inizia a funzionare dopo circa tre-quattro settimane dall’inizio della terapia. A seconda del disturbo, esso deve essere protratto per tempi variabili anche dopo che i sintomi della malattia saranno scomparsi.
Nell’intervallo che intercorre fra il primo colloquio e le indispensabili visite di controllo che permetteranno di valutare i progressi ottenuti e adeguare la cura, fornirò sempre un supporto telefonico, garantendo anche una interlocuzione via mail, in modo da affrontare il più serenamente possibile eventuali problemi che si dovessero presentare.
La psicoterapia
La terapia farmacologica potrebbe essere affiancata, se necessario, da una psicoterapia.
Molti disturbi, infatti, in particolare quelli depressivi e d’ansia, migliorano considerevolmente con l’associazione tra farmacoterapia e tecniche psicoterapiche specifiche, in particolare quelle cognitivo-comportamentali. Sono un esperto in psicofarmacologia e, dal mio punto di vista, non ritengo possibile essere al contempo ottimi psicofarmacologi e ottimi psicoterapeuti. Pertanto, quando occorre, preferisco inviare i miei pazienti a psicoterapeuti esperti, con cui ho da tempo stabilito una consolidata e valida collaborazione, al fine di stabilire le migliori strategie terapeutiche: congiunte ed individualizzate per ciascun paziente.